Morto Philippe Jaccottet, poeta della natura e dell’esistenza
Scrittore, critico e traduttore svizzero, era considerato una delle voci poetiche più importanti d’Europa. Nel 2003 aveva vinto il Premio Goncourt. Aveva 95 anni
di Ida Bozzi
Più volte era stato candidato al Premio Nobel, aveva vinto il Premio Goncourt per la Poesia nel 2003 ed era considerato uno dei maggiori poeti del continente: si è spento a 95 anni Philippe Jaccottet, svizzero del Canton Vaud di lingua francese, che da Moudon, dove era nato nel 1925, e da Losanna dove aveva compiuto gli studi letterari, si era trasferito nel dopoguerra a Parigi e poi nel Sud della Francia, a Grignan, dove viveva.
Fu autore di poesia fin da adolescente — però disconobbe le prime opere pubblicate a meno di vent’anni, come Trois poèmes aux démons, di cui diceva di aver distrutto le copie via via che gli capitavano davanti in libreria —, e incontrò dopo la Seconda guerra mondiale Giuseppe Ungaretti, di cui fu amico.
Proprio con l’opera del poeta italiano iniziò un lavoro di traduzione che lo vide attivissimo (ottenne anche il Grand prix national de Traduction nel 1987): fu eccellente traduttore dei poeti di lingua tedesca, dei romantici come Hölderlin e Leopardi, ma anche di grandi narratori del Novecento come Thomas Mann e Robert Musil (tradusse però anche l’Odissea di Omero).
Fitte le sue frequentazioni con l’ambiente culturale francese: fu amico di autori della sua generazione come Yves Bonnefoy, Jacques Dupin, e del «poeta delle cose» Francis Ponge (pure lontanissimo dalla sua poetica «umana» ed etica), e si legò agli animatori della rivista «84», André Dhôtel ed Henri Thomas. Negli anni Cinquanta pubblicò con Gallimard la sua prima raccolta importante (1953), uscita in Italia per Einaudi nel 1992 nel volume Il Barbagianni. L’Ignorante, a cura di Fabio Pusterla.
Lirico cantore della bellezza «trasparente» della natura, ma anche dei suoi limiti d’ombra nella morte e nel dolore, rifletteva la sua ricerca poetica nella pulizia della parola e nella limpidezza e semplicità del linguaggio. Tra i suoi libri: Arie (1967, uscito nella traduzione di Albino Crovetto per Marcos y Marcos, 2000), Alla luce d’inverno. Pensieri sotto le nuvole (a cura di Fabio Pusterla, Marcos y Marcos, 1997), L’oscurità (a cura di Gianluca Manzi, Fazi, 1998), Austria (a cura di Fabio Pusterla, Bollati Boringhieri, 2003), E, tuttavia (a cura di Fabio Pusterla, Marcos y Marcos, 2006).
Tra i lavori più recenti, i ricordi tra poesia, prosa e diario del volume Quegli ultimi rumori..., uscito nel gennaio di quest’anno per Crocetti (a cura di Ida Merello e Albino Crovetto), e la Passeggiata sotto gli alberi, che uscirà il 17 marzo per Marcos y Marcos.
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