La Passione di Nitsch


Bende, portantine, camici, paramenti. E tessuti intrisi 
di sangue ossidato. Una performance "corporea" dell'artista austriaco ricorda le vittime

MILANO - Molto, molto sangue (animale) era scorso questa Pentecoste a Napoli. Si era trattato della 130esima azione dell’artista austriaco Hermann Nitsch (nato nel 1938) che, fin dal 1974, a Napoli è di casa. Avendo, oltretutto, da due anni a questa parte, un proprio museo che a lui è stato dedicato dal gallerista e amico Peppe Morra, che di quel luogo è insieme ideatore, custode e “sacerdote”. A memoria di quell’evento (che qui rivediamo ascoltando anche le parole dell’artista) ora appaiono in mostra, dall’ 11 settembre al Museo Archivio Laboratorio per le arti contemporanee Hermann Nitsch di Napoli, i “relitti” di quell’ azione.
INTERORA -Bende, portantine, camici, paramenti, tessuti intrisi di sangue ossidato (cifra costante del linguaggio estetico di questo maestro dell’Azionismo viennese), vere e proprie opere corporee. E a ben vedere taluni teli, così impressi, sembrano quasi delle sindoni, come quelli che sono stati esposti nella sacrestia del Pio Monte della Misericordia di Napoli, chiesa che racchiude il dipinto del Caravaggio “Le sette opere di misericordia”, e che ha visto un confronto tanto ravvicinato quanto distante tra i due artisti e il loro diverso modo di intendere i misteri escatologici. La 130esima performance di Nitsch (svoltasi dal mattino al tramonto), molto dura e anche difficile da condividere visivamente per la concitazione delle “scene” dal vivo, e l’alto contenuto drammatico (sui “figuranti” nudi o vestiti con candidi panni veniva versato sangue oppure strusciate interiora di maiale o di pesci), appare oggi depurata da quella violenza del gesto, lasciando posto solo al ricordo dell’evento. Che potrebbe anche essere accaduto molto, molto tempo fa. Forse secoli fa.
SANGUE - Come se assistessimo a una vera e propria Messa il cui rito evoca la Passione, non facendocela più rivivere in tutta la crudezza del momento in cui si è compiuta. Durante l’azione, aggirandosi nello spazio del Museo, oltre a tutto quello spargimento di sangue (inteso anche come puro colore, al di là del richiamo al sacrificio e alla morte) si trovavano sparsi, qua e là, chiari rimandi alla vita: pani e pesci (elementi di una narrazione evangelica) e poi fragole, limoni, pomodori. E benché l’occhio convergesse sempre sull’azione “cruenta” per il suo potere centrifugo, questi alimenti stavano lì come un contrappunto di quotidiana normalità e pienezza di vita.
TORRI GEMELLE - Inaugurare una mostra così densa di significato proprio l’11 settembre, giorno della memoria dell’attentato alle Torri Gemelli di New York, induce a ricordare anche così, sebbene in una lontananza prospettica ormai storicizzata, la morte di tutte quelle vittime. Nitsch raccoglie, nel suo calice invisibile, quel sangue innocente, immolandolo nella luce dell’arte.

Francesca Pini


Comentarios

Entradas populares